mercoledì 16 aprile 2014

Pesach o del passaggio / 2

«Il primo mese, il 14° giorno del mese sarà la Pasqua in onore dell’Eterno. E il 15° giorno di quel mese sarà giorno di festa. Per sette giorni si mangerà pane senza lievito» (Bemidbàr XX, 8)
Pessach di Emanuele Luzzati

L'arrivo di Pesach viene festeggiato con una cena, il seder (in ebraico ordine).
Pesach è celebrato in ricordo della fuga dall'Egitto ed è la festa della libertà dalla schiavitù.

Durante la cena bisogna mangiare i seguenti cibi:
Tre Matzòt sovrapposte. Il pane azzimo, in memoria del pane senza lievito impastato prima della fuga dall'Egitto.
Maròr, le erbe amare, in genere foglie di insalata da intingere nel Charosset. In ricordo dell'amara schiavitù.
Zeroa’, una zampa. Si usa una zampa di bovino, ovino o pollame arrostita direttamente sul fuoco. Rappresenta l’offerta dell’agnello al Tempio di Gerusalemme.
Betzah, un uovo sodo. È simbolo del lutto per la distruzione del Tempio. E’ preferibile che l’uovo sodo sia lasciato nel guscio.
Karpàs, verdura. Di norma si usano gambi di sedano crudi da intingere in aceto o acqua salata.
Charosset, impasto di frutta in ricordo della malta adoperata dagli schiavi
ebrei in Egitto per confezionare i mattoni. Viene preparata con i frutti citati nello Shir ha-Shirim (Cantico dei Cantici) che viene recitato durante Pesach: datteri, noci, mandorle, mele, melograni, fichi. L'impasto secondo alcune tradizioni sarebbe in realtà simbolo del sangue versato dagli ebrei durante la schiavitù.
Durante la cena è obbligatorio consumare quattro bicchieri di vino, in ricordo della promessa divina: «Io provvederò a liberare, a redimere, a dare la liberazione, a salvare il popolo ebraico».

Da secoli gli ebrei in Diaspora concludono con il brindisi «Le Shana' abaa' be Yerushalaim», con l'augurio di poter festeggiare Pesach in Eretz Israel.

Chag sameach (felice festa) a tutti voi.

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lunedì 7 aprile 2014

Pesach o del passaggio / 1

(Dice che fai, riprendi in mano un blog dopo tre anni? Uh, e perché no, c'è un tempo per tacere e un tempo per parlare. Sì, è Kohelet)

Arriva la primavera, le temperature si alzano, e mentre voi sarete impegnati ad approfittare dell'unica brevissima finestra temporale in cui si possono indossare trench e foulard di seta, gli ebrei si occuperanno di pulire casa.
E per pulire intendo rimuovere ogni minuscolo granello da qualunque superficie della casa, visibile o invisibile, come se da questo dipendesse la loro vita. Questo perché Pesach si  avvicina e la casa dovrà essere priva di chametz.

Cosa sia Pesach è noto anche a chi di ebraismo sappia poco o nulla:  è una festività ebraica che dura sette giorni (otto in diaspora) e che ricorda l'esodo e la liberazione del popolo israelita dall'Egitto.
Una fuga talmente precipitosa che non vi fu il tempo di far lievitare il pane e le donne dovettero improvvisare delle focaccine di acqua e farina: le matzot (al singolare matzah מַצָּה‎).
Così, in memoria di quell'evento, è compito di ogni bravo ebreo astenersi dal ogni sostanza lievitata (chametz) per l'intero periodo di Pesach. Non solo, è necessario rimuovere dalla casa ogni più piccola briciola di chametz. Da qui l'origine delle "pulizie di primavera".
Rav Di Segni, rabbino capo di Roma, ha scritto sul tema un interessante articolo, utilissimo anche per illustrare - a chi non ne avesse contezza - il concetto di «fare la punta al cazzo», specialità in cui, senza falsa modestia, siamo campioni imbattuti da quattromila anni.



Se decidete di festeggiare Pesach e di organizzare un bel seder, non dimenticate di tenere sul tavolo un bicchiere di vino per il profeta Elia. Il bicchiere più bello che avete, se proprio siete così taccagni da non voler comprare al profeta Elia un bicchiere d'argento tutto per lui.
E siate ospitali con tutti, non si sa mai chi potrebbe bussare alla vostra porta.
Si narra infatti che a una donna poverissima, talmente povera che i suoi preparativi per Pesach si limitavano alle pulizie, ricevette la visita di un viandante che chiese di essere ospitato per il seder. La donna accoglie il viandante e gli assicura che non gli mancherà nulla. «Così sia», dice l'ospite, e così fu: la casa si riempì di cibo, denaro e argenti.
La vicina di casa, ricca e taccagna, viene a sapere del prodigio ed è rosa dall'invidia.
Quando un viandante bussa alla sua porta, pensa bene di piangere miseria, certa di suscitare pietà e compassione. Sono stanca, sono povera, non ho nulla, eccetera. «Così sia», dice il viandante, e così fu: la casa si svuotò di cibo e ricchezze. Non vi venga mai in mente di provare a ingannare il profeta Elia. E accogliete sempre i viandanti, anche se non tutti saranno in grado di ricompensare la vostra generosità.

Del seder parlerò meglio nel prossimo post.