martedì 22 marzo 2011

Yiddish, la lingua madre

Con questo post introduco brevemente la lingua yiddish.


La lingua madre (
מאַמע־לשון , mame-loshn, "lingua madre") degli ebrei ashkenaziti non è l'ebraico, la lingua sacra della preghiera, bensì la lingua yiddish (ייִדיש yidish o אידיש idish, letteralmente: "giudeo/giudaico") una lingua germanica che però si scrive con i caratteri dell'alfabeto ebraico.


Anche se questa lingua è stata spazzata via dall'Europa quasi del tutto, durante la Seconda Guerra Mondiale, insieme alle persone che la parlavano, ancora oggi lo yiddish è parlato nelle comunità ebraiche degli Stati Uniti e, naturalmente, in Israele, dove ci sono comunità ultraortodosse che ritengono empio usare la lingua sacra (
לשון־קודש , loshn-koydesh) al di fuori della preghiera.

“Lo yiddish è percorso da un capo all’altro da migrazioni di popoli. Tutto questo tedesco, ebraico, francese, inglese, slavo, olandese, rumeno e persino latino che vive in esso è preso da curiosità e leggerezza, ci vuole una certa energia a tenere unite le varie lingue in questa forma.” (Franz Kafka)

Breyshis yiddish:
(800-1000 d.C.): le comunità ebraiche della valle del Reno cominciano a parlare una lingua elementi latini e ebraico-aramaici.
(1100-1250): la presenza ebraica si espande verso l'alto Reno, il Meno ed il Danubio. La lingua si distacca fortemente da quella dei territori (Medio-alto tedesco).

Altyiddish:
(1250-1500): a causa di persecusioni antisemite il centro delle comunità ebraiche d'Europa si sposta verso Est, con conseguente innesto nella lingua di elementi slavi.

Mitlyiddish:
(1500-1700) La lingua si diffonde in nuove aree dell'Europa (Italia sett., Olanda, Alsazia, paesi baltici e Germania sett.) e comincia a differenziarsi tra dialetto occidentale e dialetto orientale.

Nay-yiddish:
(1700- oggi) La lingua occidentale subisce un lento declino, mentre quella orientale si sviluppa e diventa lingua letteraria e nasce una vera e propria letteratura in yiddish. 


Bibliografia
  • Davide Astori, Nuovo Parlo Yiddish, Antonio Vallardi Editore, 2000.
  • Chone Shmeruk, Breve storia della letteratura yiddish, Roma, Voland, 2004.
  • Sheva Zucher, Yiddish - Lingua letteratura e cultura - Corso per principianti, La Giuntina, 2007. 
  • Uriel Weinreich, College Yiddish, YIVO, New York, 1964

martedì 15 marzo 2011

Gli Ashkenaziti, chi sono costoro?

Gli ebrei ashkenaziti sono gli ebrei dell'Europa centrale e orientale, discendenti delle comunità ebraiche della Valle del Reno (Ashkenaz, appunto). Dalla Germania, nel corso del Medioevo, le comunità emigrarono in Francia, Boemia, Polonia, Russia e altri Paesi. Oggi gli ebrei ashkenaziti vivono anche (e soprattutto) in Israele e Stati Uniti.
Le comunità ashkenazite erano poliglotte: oltre all'ebraico e all'aramaico, le lingue delle preghiere e dei testi sacri, parlavano la lingua del Paese in cui vivevano. La lingua che caratterizza l'ebraismo ashkenazita è la lingua yiddish.

E' vero che gli ashkenaziti in realtà sono discendenti dei kazhari?
Sì e no. I khazari, o cazari, erano una popolazione nomade di culto sciamanico proveniente dall'Asia Centrale che nel VII secolo dell'Era Volgare fondò un regno, o Khanato, in un'area che corrisponde all'attuale Kazakistan e a parti dell'Ucraina, l'Azerbaigian, il sud della Russia e la penisola di Crimea. Tra la fine dell'ottavo secolo e l'inizio del nono, il khan e i nobili, imitati da parte della popolazione, si convertono all'ebraismo. Le motivazioni di tale conversione, la percentuale di popolazione convertita, e l'effettiva discendenza degli ashkenaziti da quest'ultima, sono oggetto di un ampio dibattito storiografico. Un dibattito che ha assunto forti connotazioni politiche, legate al sionismo e alla questione del "ritorno alla terra promessa". La teoria che sostiene la discendenza degli ebrei ashkenaziti in toto dai cazari è spesso usata come argomento dagli antisionisti e rifiutata altrettanto spesso dai sionisti, in special modo da chi si rifà al sionismo religioso. Di solito, quando un dibattito scientifico viene invischiato di ideologia è il momento di dichiararlo defunto.

E' vero che gli ashkenaziti sono più intelligenti?
Sì, certo.

Dài, sul serio.
Ok. La storia della scienza e della letteratura europea e nordamericana è costellata di nomi di ebrei ashkenaziti. Nel 2005 due studiosi dell' Università dello Utah, Henry Harpending e Gregory Cochran, pubblicarono un controverso saggio intitolato "The Natural History of Ashkenazi Intelligence". La tesi di fondo è che gli ebrei ashkenaziti avrebbero un quoziente di intelligenza più elevato a causa delle continue e millenarie persecuzioni che li avrebbero costretti ad affinare l'intelletto per salvare la pelle. Le malattie genetiche tipiche degli ebrei ashkenaziti, quali il Tay-Sachs e il Niemann-Pick, sarebbero collegate e anzi responsabili dell'intelletto superiore di tali soggetti. Anche in questo caso, il dibattito ha preso risvolti ideologici che è superfluo specificare.
Dna a parte, l'ebraismo è una religione che si basa sul contatto continuo con la parola scritta, e quindi l'analfabetismo è un problema che toccava le comunità ebraiche in misura inferiore rispetto ai goym (i "gentili", coloro che appartenevano alle altre genti, i non-ebrei insomma). Questo potrebbe spiegare in parte il gran numero di premi Nobel ebrei: non un fantomatico "gene ashkenazita della genialità", ma, più semplicemente, una più facile accesso all'istruzione, almeno di base.
In ogni caso, se volete ritenermi più intelligente di voi, non mi offendo.

LINK


BIBLIOGRAFIA 
  • Atlante storico del popolo ebraico, direzione di Eli Barnavi, Zanichelli, Bologna 1995.

venerdì 11 marzo 2011

Il golem, l'uomo d'argilla

Cos'è questo blog e a cosa serve è scritto lassù, sotto il titolo. Pillole di cultura yiddish, la cultura degli ebrei del cuore dell'Europa. Pillole, sì: come si direbbe oggi, cultura yiddish for dummies, per chi ne sa poco o nulla. Per tutti gli altri e per i dummies curiosi ogni post riporterà anche siti e libri per approfondire l'argomento.

La prima pillola di questo blog è dedicata all'immagine che vedete in testata, tratta dal film di Paul Wegener dedicato al Golem, il gigante d'argilla.

Di solito il nome del Golem è associato a quello di Jehuda Löw ben Bezalel di Praga, il Maharal (acronimo di " Moreinu ha-Rav Loew, "Il nostro maestro il rabbino Loew"). Anche se, in realtà, la creatura del Maharal non è il primo golem della storia, è certamente il più noto, proprio per la fama del suo "papà", rabbino e mago, sul quale si sprecano le leggende e gli aneddoti.

La genesi del golem, l'uomo d'argilla, è simile a quella di Adamo: D-o crea l'uomo dal fango, il Maharal forgia il golem dal fango della Moldava. Il golem non ha la bocca, perciò non può parlare: la parola è propria dell'uomo, un dono diretto della divinità, quindi il golem rimarrà muto. La parola servirà solo a dargli la vita, scrivendo sulla sua fronte la parola "verità" (in ebraico
אמת, emet), o a togliergliela, rimuovendo la lettera א. Quello che rimane è מת, morte.

Ma a cosa serve un golem?

Il golem è docile e ubbidiente e fa tutto quello che dice il suo padrone. Oggi lo chiameremmo "robot domestico". Rabbi Löw però aveva problemi più seri della polvere sui mobili a cui pensare, quindi pensò bene di ordinare al golem di difendere gli ebrei di Praga dalle persecuzioni. Rientrato il pericolo antisemita, anche grazie alla politica illuminata dell'imperatore Rodolfo II, il Maharal decise che per la creatura era giunto il momento di andare in pensione nella soffitta della sinagoga. 

Evidentemente tra le molte virtù del Rabbi non c'era quella della preveggenza.

Ti senti invadere dal sonno? Gli domandò il Maharal. Il Golem voleva abbassare il capo per dire di sì, ma le forze lo avevano abbandonato. Hai compiuto il tuo destino, disse il Marahal. Puoi essere orgoglioso. Pochi uomini hanno salvato tante vite quante ne hai salvate tu. Che il tuo sonno sia dolce, mio caro Yossel; non preoccuparti, nessuno ti disturberà, te lo prometto (Il Golem - Elie Wiesel).

Una leggenda successiva è ambientata nella Polonia del '600 e racconta di un Golem che crebbe a dismisura, diventando ingovernabile. Il suo creatore, il Rabbi Elija Ba'al Schem di Chelm, chiese al Golem di sfilargli le scarpe. Mentre il golem era chinato, il Rabbi gli cancellò dalla fronte l'aleph. Il Golem morì e cadde, travolgendo anche il Rabbi.

Non c'è di che stupirsi, vista la fama di cui godevano nella cultura yiddish gli abitanti di Chelm, e cioè più o meno quello dei carabinieri in Italia. ("Rabbino, ho tanta paura di essere sterile! Anche mio padre e mio nonno lo erano!" "Ma...e tu allora da dove vieni?" "Da Chelm!")

LINK



BIBLIOGRAFIA
  • Gustav Meyrink,Il Golem, Foligno, F. Campitelli, 1926 (1915).
  • Isaac Bashevis Singer, Il Golem, Firenze, Salani, 1990. ISBN 88-7782-132-9
  • Elie Wiesel, Il Golem. Storia di una leggenda, Firenze, Giuntina, 1996. ISBN 88-85943-26-8
  • Angelo Maria Ripellino, Praga magica, Einaudi, 1973